Sulle tracce di Nagai: viaggio a Nagasaki

Ogni volta che vado a Nagasaki parto con l’idea di mettermi sulle tracce di Takashi e di cercare qualche luogo che me lo faccia sentire vivo.
Inevitabilmente però è lui che si mette sui miei passi e si fa incontrare!

Io e la mia amica Mihoko, abbiamo deciso di trascorrere un week-end a Nagasaki prima che l'estate finisca ed il tran-tran quotidiano riprenda il sopravvento.
A Nagasaki ci si va sempre volentieri perché si respira un'aria diversa, un'aria buona che ti fa sentire a casa. Uscendo dal piccolo aeroporto, l'aria di mare, l'odore di salsedine e le palme ti trasmettono subito una sensazione di un luogo pacifico e sereno. Sono i primi di settembre e ancora fa caldo, il sole brucia e l'umidità delle foreste appiccica i vestiti sulla pelle.

Mihoko aveva in mente alcuni luoghi per i giorni successivi: la Scuola di Medicina dell'Università (l'ex facoltà di medicina di Nagasaki dove lavorava Takashi, miracolosamente sopravvissuto il 9 agosto), il Museo della bomba atomica, il cimitero dove riposano Midori e Takashi.
Tutto e' organizzato nei minimi dettagli, ma Qualcun Altro ci stava guidando e aveva preparato un incontro inaspettato per noi.

È il primo venerdì del mese ed entrambe decidiamo di cercare una messa. Nel Kyushu, la regione del sud del Giappone dove ci troviamo, ci sono molte chiese cattoliche che offrono sante messe a tutte le ore del mattino e del pomeriggio, alcune anche la mattina molto presto. È così facile rispetto a Tokyo dove le chiese e le funzioni sono cosa rara. Troviamo così una messa che verrà celebrata alle cinque del pomeriggio in una piccola cappella a circa sei chilometri dal centro, tra le verdi colline che circondano la città.

Il nome, Mitsuyama Catholic Church, richiama la nostra attenzione portandoci immediatamente a un ricordo. Mitsuyama, letteralmente "i tre monti", era il piccolo villaggio dove, pochi giorni prima dell'esplosione della bomba, Midori aveva portato i figli per metterli al sicuro. Anche Takashi aveva portato lassù la sua unità di soccorso medico il 12 agosto 1945. Ecco, siamo ancora più convinte di andare fin là, nonostante la distanza e il tempo un pò tirato.

Dopo l'Università di Nagasaki, prendiamo un taxi al volo e quando diciamo la destinazione il tassista ci guarda con stupore...non deve aver portato molti pellegrini recentemente! La strada lascia il centro della città ed inizia ad inerpicarsi per le colline dove le case si fanno sempre più diradate, solo qualche tetto qua e là e il bosco tutto intorno. Mancano due minuti alle cinque, il taxi si ferma e guardandoci ancora con aria curiosa ci indica una ripida scalinata che finisce in una bianca facciata e un campanile dal tetto aguzzo. Ecco la nostra chiesetta.

La messa è breve e io e Mihoko rappresentiamo la metà dei fedeli. Al termine della funzione aspettiamo il prete sul piccolo piazzale antistante, dove si possono vedere i tre monti di cui il luogo porta il nome. Ci presentiamo e brevemente gli raccontiamo la storia della nostra associazione. Lui sorridendo ci guarda e con occhi pieni di stupore ed emozione ci comunica di essere il figlio del signor Ichitarō Yamada, colui che aiutò Takashi ad issare la campana nella nuova cattedrale ricostruita dopo l'esplosione della bomba.

Vi raccontiamo brevemente la sua storia:

Ichitarō Yamada, un amico di Takashi, parrocchiano della cattedrale di Urakami, fu chiamato al servizio militare poco prima della fine della guerra.
Si rese conto che c'era qualcosa di urgente nella situazione del Giappone.

Alle 11:02 del 9 agosto, mentre aiutava i militari sull'isola di Makishima, 20,5 chilometri a est dell'ipocentro, la bomba atomica esplose nel cielo di Urakami, uccidendo l'amata moglie di Ichitarō e cinque figli. Non sapendo cosa fosse successo, Ichitarō si disse che non era possibile che una sola bomba potesse distruggere una città. Tuttavia, poco dopo, si ritrovò da solo in mezzo alla distruzione totale. Giorni dopo, mentre era impegnato a smaltire i cadaveri, sentì la dichiarazione di resa dell'imperatore, e non ebbe altra scelta che ricostruire il luogo per gli anni rimanenti. Costruì una baracca al posto della sua casa ed era determinato a ricostruire la chiesa con i parrocchiani di Urakami. Un giorno, in ottobre, Ichitarō sviluppò una grave diarrea e Takashi si trovava ancora in un sito di evacuazione in campagna, ma Takashi stesso andò a trovarlo con le medicine e continuò a tornare a trovare Ichitarō regolarmente. Takashi stava camminando intorno alla chiesa e vide la campana: "Yamada san, c'è una delle campane che giace qui sotto!". Ichitarō [Yamada] e i suoi amici pulirono le macerie e crearono un treppiede con i pilastri della chiesa e usarono un blocco di catena dal magazzino per issare la campana. Quando Ichitarō diede un colpetto, il suono tornò quello di prima. Il Natale era alle porte e decise di aspettare fino ad allora. Fu questo Ichitarō a suonare la campana con tutto il cuore in quella vigilia di Natale del 1945.
Non c'era una chiesa, così la gente si riunì nella palestra dell'Ospedale Francescano per la Notte Santa. Che gioia deve aver provato la gente nel sentire la campana di Nagasaki per la prima volta dopo tanto tempo. Ha dato a tutti una sensazione di nuova vita e speranza. Ichitarō decise di pregare e lavorare per la ricostruzione di Urakami insieme alla comunità. Da quel giorno, Ichitarō continuò a suonare la campana per i successivi 43 anni, svegliandosi alle 4 del mattino finché la campana non divenne automatica. Nel dicembre 1988 la suonò per l'ultima volta.

Ecco Takashi è venuto ad incontrarci attraverso il figlio dell'uomo che suonò la campana di Nagasaki per 43 anni.

Elena e Mihoko

Ichitarō Yamada, che aiuta Takashi ad issare la campana nella nuova cattedrale ricostruita dopo l'esplosione della bomba.

Ichitarō Yamada (il terzo sulla destra) che aiuta Takashi ad issare la campana nella nuova cattedrale ricostruita dopo l'esplosione della bomba

Alcune foto dal viaggio di Elena e Mihoko sulle tracce di Nagai

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A Udine la mostra “Takashi Paolo Nagai Annuncio da Nagasaki”

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