Incontri con Takashi e Midori - Catarina, dal Portogallo

Nel caldo di agosto, nel nord del Portogallo, con un gruppo di amici di Comunione e Liberazione ci siamo riuniti per trascorrere alcuni giorni di vacanza insieme, attraversati dal desiderio della compagnia di Gesù.

Siamo partiti con Marta, Maria e Lazzaro lasciandoci sfidare dal primo giorno da una frase imponente: “una cosa sola è necessaria”. Nelle gite, a cena e nei momenti di dialogo si sentiva l’aria di una domanda struggente davanti alla “sola cosa”... Cosa desideriamo veramente, cosa serve veramente per vivere oggi? Tanti di noi erano arrivati in vacanza stanchi di un anno impegnativo e segnati da mancanze di amici cari, di padri con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada.

Quando, in una delle serate, abbiamo sentito l’eco - molti per la prima volta – delle parole di Takashi Nagai, i cuori si sono commossi e gli occhi si sono accesi:

Noi che abbiamo tanto sofferto per le conseguenze dell’atomica non dobbiamo piu’ preoccuparci di noi stessi. Abbiamo molto lavoro da fare, ciascuno per quello che puo’. E ciascuno di noi, anche chi e’ malato, puo’ fare qualcosa.

È Gabriele di Comite, presidente dell'Associazione Amici di Takashi e Midori Nagai, a dare voce alla testimonianza di questa coppia, vibrante nella sua storia personale:

Quando ho sentito per la prima volta questa frase, mi sono reso conto che passavo molto tempo a non fare niente di male, ma a non fare niente di bene. Vedendo la storia di Nagai e sentendo questa frase, ho capito che il mio tempo non è mio.
Per questo motivo
- ci racconta - sono quattro anni che dedica la sua vita a tradurre e testimoniare la forza della storia di Takashi e di sua moglie Midori.

Questa forza ha raggiunto potentemente la vacanza trascorsa insieme. Questa forza ha intercettato le domande che ognuno si portava nel cuore.

La storia di Takashi e Midori ha messo davanti a tutti un dato nuovo, anzi, lo stesso dato che avevamo scoperto con Marta e Maria subito nel primo giorno. Non dobbiamo più preoccuparci. Come mai?
Per i Nagai la vita era stata presa da Colui che tutto fa per il nostro bene e per il bene dei nostri fratelli e quindi l’abbandonarsi era diventata l’unica posizione adeguata. Come per Marta nel Vangelo. Con Takashi siamo tornati alla chiara consapevolezza che il cambiamento sta nel riconoscere Chi ci sta facendo ora, di Chi ci sta amando ora.

Questo cambiamento è stato visibile anche per noi in vacanza.
Dopo la serata, al bar, continuavano i dialoghi su quello che era accaduto: cosa avrà visto? Come ha fatto a dire che era felice nel suo Nyokodo, così malato e così ferito? Perché lo ha chiamato luogo di amore a sé stessi? Come possiamo imparare da lui?

Con i coniugi Nagai e Gabriele non abbiamo trovato risposte, bensì veri e propri compagni di strada che, come Marta e Maria, ci hanno aperto la strada che desideriamo percorrere, quella per incontrare “ciò che non muore mai”. Qualcosa abbiamo già visto, perché i sorrisi nei giorni successivi ricordavano l’ultima provocazione che Gabriele aveva lasciato a fine serata:Vi chiedo se c'è qualcosa di più desiderabile di questo nella vita; nelle peggiori condizioni, avere questo sorriso e dire queste cose.

Il sorriso invidiabile è quello di Takashi Paolo Nagai e lascia risplendere la certezza di aver trovato ciò che non muore mai, che non perisce mai, che non finisce mai.

Molti di noi sono stati sorpresi e colpiti da questo sorriso e da questa storia e siamo grati di poterci sfidare con questa domanda: come ci attende la vita di un nuovo giorno?

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